Summarize this content to 2000 words in 6 paragraphs in english La Corte Costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, cosiddetta Legge Calderoli promulgata lo scorso 25 giugno ed entrata in vigore. Considera però “illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo”. Il giudizio stabilisce che non si possono affidare alle regioni intere materie ma solo leggi e funzioni, cioè la parte più importante della legge. La Corte, nell’esaminare i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania e le difese del governo e delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto, osserva che la delega conferita al governo è priva di idonei criteri direttivi. Lascia tutto in mano all’esecutivo e limita il ruolo costituzionale del Parlamento. Mentre un atto amministrativo non basterebbe a validare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). La Corte Costituzionale boccia anche la procedura della Legge di Bilancio 2023 per la definizione dei Lep sulla base della spesa storica degli enti locali. Per i quali non può essere facoltativo il concorso nel conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica. Per i vincoli di solidarietà e sussidiarietà della Repubblica. Ora il Parlamento dovrà rimettere mano alla leggeOra il Parlamento è chiamato dai giudici costituzionali a “colmare i vuoti per assicurare la piena funzionalità alla legge”. Le correzioni potranno essere apportate sotto forma di emendamenti o con l’esame di un nuovo disegno di legge complessivo. Non è possibile prevedere i tempi di questo iter, è anche possibile che la legge debba ripassare da un confronto politico nelle Aule del Parlamento dato che investe anche aspetti finanziari, mentre ancora si sta discutendo la manovra di bilancio che si deve chiudere entro la fine dell’anno.Con la pubblicazione delle motivazioni si capirà in che termini e forse anche con quali tempi il parlamento è sollecitato a intervenire, e sarà più chiaro anche se secondo la Corte, nell’attesa di queste correzioni, la legge vada considerata parzialmente applicabile nelle poche e marginali parti che non vengono toccate dalla sentenza, che del resto tocca aspetti centrali. Il referendum popolare depositato dalle opposizioni con oltre 1 milione di firme potrebbe essere superato. Secondo Nordio non si dovrebbe fareNon c’è una risposta univoca alla domanda “che fine fa ora il referendum?”. I quesiti erano stati depositati dalle opposizioni lo scorso luglio, ma ovviamente si riferivano a una legge che ora dovrà per forza cambiare. Secondo il ministro della Giustizia Nordio il referendum “non è più proponibile”. Secondo altri giuristi invece, dato che riguarda la cancellazione integrale della legge, potrebbe essere comunque considerato valido. Lo decideranno la Corte di Cassazione, chiamata a verificare se il quesito sia ancora valido, e poi la Corte Costizionale che ne verificherà l’ammissibilità. Le conseguenze nel dibattito politico all’interno della maggioranzaLa Lega, che è il partito di maggioranza che ha sponsorizzato questa riforma dal primo momento, sostiene che sia positivo il fatto che la Consulta non abbia dichiarato la legge incostituzionale. Secondo il Carroccio si tratta di “rilievi tecnici” che potranno essere “facilmente superati in Parlamento”. Forza Italia è invece nella maggioranza la componente più scettica su questa riforma e, dopo il pronunciamento della Corte costituzionale, alcuni suoi dirigenti meridionali (come il vicesegretario Roberto Occhiuto, che è presidente della Calabria. o Fulvio Martusciello, capogruppo al Parlamento Europeo e probabile futuro candidato del centrodestra in Campania) sono tornati a manifestare perplessità.Anche dentro Fratelli d’Italia ci sono dubbi sulla bontà della riforma, già prima della sentenza Meloni si era mostrata fredda sull’ipotesi di accelerare i tempi per definire le prime intese del governo su una maggiora autonomia per Veneto e Lombardia, ora la premier avrà gioco più facile nel ritardare l’attuazione di una riforma che aveva accettato obtorto collo.
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